La terza fase

Sono in quella fase di accettazione del lutto che preferisco. Quella nella quale ti odio e mi odio per amarti nonostante la tua aridità di sentimenti. E’ la fase che solitamente precede quella della rinascita, quella nella quale finalmente mi sveglio e non ti penso o , se anche ti penso, non soffro come un cane abbandonato. Resisto fermamente alla tentazione di lanciarti qualche maleficio perché sono convinta che non sia carino lanciarne a persone che si sono amate tanto – che si amano è più corretto- anche se a volte semplicemente ti auguro che la vita – qualcuna- ti ripaghi con la stessa moneta che tu hai usato per pagare me. Non sono sicura però che anche questo non sia un  maleficio quindi spesso te lo auguro poi chiedo scusa per il pensiero e lo ritiro. In fondo ti amo quindi non riesco ad augurarti sofferenze. Mi odio anche per questo, un po’ di sana sofferenza non ha mai fatto male a nessuno, ma a te proprio non posso mandarla, va bene così. Che poi così non è che vada proprio bene, era meglio se invece di essere nella terza fase dell’accettazione del lutto io non ci  fossi proprio entrata in lutto, significherebbe che saresti ancora qui, invece che perso chissà dove…ma la vita fa sempre il contrario di ciò che desidero. Sarà forse per quella maledetta teoria della legge di attrazione , dovevo desiderare di averti per sempre solo una volta e poi non pensarci più. Colpa mia se l’ho desiderato ogni santo giorno . Lo faccio ancora ma deve esserci qualche falla nel modo di desiderare perché non funziona.

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Come stai ?

Il telefono suona. Butto un occhio, sei tu. La tua foto lampeggia, una foto tua che mi piace tantissimo. Sono giorni che non chiami. Tanti. Troppi. Guardo il telefono che squilla e non ho voglia di risponderti ma lo faccio. “Come stai? ” “Benissimo” la solita risposta falsa alla solita domanda assurda. E continui “Ma che voce, ti ho disturbato?” “No , ho l’influenza” ” Sì ma a parte l’influenza come stai ?” E rispondo a caso . E stranamente sono muta, distaccata, non so cosa dirti. Parli ma non sento cosa dici. Cosa vuoi che dica? Male, senza te. Malissimo. Elaboro il lutto . Cosa vuoi sentire ? Cosa devo rispondere ? Vuoi sentirti in pace ? Sentire che sei riuscito a svanire lentamente senza dare nessuna spiegazione ? No. Non ho voglia di darti l’assoluzione. Sto male ma inizio a stare bene, non ho alternative se non continuare . Elaboro, assimilo e quando avrò digerito parlerò. Forse. Se riterrò che ne valga la pena . Forse capisci cosa provo, forse no . Al momento non mi interessa. La delusione è forse più forte del dolore. Forse. O forse le due cose sono talmente grandi da riuscire a farmi superare tutto. Come stai ? Male, senza te ma ho deciso di smettere di dirtelo. Non lo meriti.

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Filastroccando il mio tempo.

Poco m’importa il parere altrui
Su come si debba vivere e pensare
Su come occorra, indi per cui
Decidere, sentire ed amare

Ognuno nasce col suo dizionario
E il suo codice da interpretare
L’umano mondo è tristo e vario
E guai a colui che non vuol pensare!

Io scelgo a mio modo, in solitudine
Piuttosto che essere l’altrui servo
La mia non è, capite, ingratitudine
Ma è spazio che a me stesso riservo

E scelgo di guardare spesso in basso
Dove si formano mulinello e domanda
Là, dove ognuno ha lanciato un sasso

E il cuor mio, inflessibile, comanda.

Sehnsucht

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zerouno tu , te stesso, l’assoluto della felicità

Appunto!

consapevolezza dell'anima

vi racconto un segreto della felicità autentica.
Per essere felici, non ci vogliono molte magie, ma solo una. E’ una formula un po matematica e un po alchemica: se sai il tuo valore, e lo metti come numero primo, lo elevi all’infinito, verso qualcosa di irraggiungibile e non raccontabile, ti alzi che sorridi. Non ti tocca più nulla, la gente che blatera dei loro guai, che proietta se stessa come stella cometa. Il mondo che rotola, tanto tu fai capriole tra le stelle già di mattina. Non ti sfiora l’idea altrui, perchè l’idea poi che cos’è? Una strana paranoia di un qualcuno che un giorno si sveglia e urla il verso giusto a una massa di pecore, che a quel punto belano tutte insieme. Li nasce il caos non la pace. La tua felicità non vive in qualcuno o qualcosa, vive in una astratto modo di vedere le cose, tue…

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“Non preoccuparti, prima o poi un cinquantenne capita nella vita di tutte”

Quale donna , trovandosi ad analizzare vita, scelte, risultati e stato attuale , per la precisione “single” da non confondersi con zitella in quanto dotata di bagaglio di esperienze comprensivo di matrimonio, divorzio, storie strane e convivenza , quale donna dicevo non si ferma a riflettere e non si chiede, almeno una volta nella vita : “ma non è che sei tu ad essere forse, magari, senza offesa, un pochino sbagliata ? “. Io rientro nella categoria , se esiste, di quelle che se lo chiedono spesso, che si analizzano per avere la certezza di aver agito bene , con il dubbio di fondo però di agire compiendo cazzate che portino poi a tornare ciclicamente, quasi a scadenza decennale, nello status di cui sopra per propria decisione, tra l’altro. Fortunatamente ho poche – ma buone – amiche con le quali parlare, per ore, del dubbio assillante che spesso attanaglia anche loro . Non si arriva mai a capire chi sbagli cosa ma una piccola statistica di tipologia di “donna” e risultato finale è stata fatta e pare corrispondere sempre. Donne simili in mente, atteggiamento, forza e spirito, sono sempre accomunate da destini simili. Molto simili . A confermare la correttezza della statistica personale del gruppo, consolidata da anni di esperienze e scambi , arriva un’ altra amica , new entry della singletudine . Resasi conto che la lotta contro i mulini a vento non ha mai giovato a nessuno , nemmeno a lungo termine, ha deciso spontaneamente di smetterla di fingere di non essere sola ed esserlo veramente, con una notevole leggerezza d’animo devo ammettere , probabilmente data dallo sfinimento maturato negli anni e dagli stessi anni di vita, cioè invecchiando te ne freghi anche un po’ di più e prendi le cose con leggerezza d’animo , come Lucia, ritrovata migliore amica dei tempi del liceo che ascoltando e raccontando anni di lontananza ha lapidariamente esordito con un “Non preoccuparti, prima o poi un cinquantenne capita nella vita di tutte” dando una nuova direzione al mio modo di vedere le cose. Vi amo ragazze. Invecchiamo ma non cambiamo mai. Giuste o sbagliate io “ci” amo così.

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Chiediti

Mi hanno rotto un osso a martellate ed ho udito chiaramente anche una sega. “Abbiamo dovuto correggere l’angolazione di 35 gradi, non è stata un’operazione semplice. Oggi non torni a casa, sentiresti troppo dolore. Resti qui, attaccata alla morfina, e se domani va tutto bene ti dimettiamo” . Ma tu non lo sai. Certo. Lo sapresti se avessi risposto. Se invece di ignorare la chiamata e scrivermi un banale messaggio  “scusa, sto traslocando, ti richiamo quando sono libera” avessi risposto , lo sapresti. Proprio perché non lo sai non capisci quanto sia stupido il senso delle cose che dici, o scrivi. Ricordo di aver traslocato sei volte. Ricordo di non aver mai lasciato squillare il telefono a vuoto quando eri tu. Ti ho sempre risposto. Sei sangue del mio sangue e solitamente quando chiami è perché hai bisogno di me . Ora che hai un appoggio, ora che credi di averlo infatti ,non mi chiami più ma sputi sentenze e rancori . Non sai quanto faccia male il tuo modo di essere. Non puoi nemmeno immaginarlo. Devo essere molto stanca perché stranamente non ho nessuna voglia di dirtelo. Nessuna voglia di fare il numero e chiederti quale sia il problema . Arroccata come sei sul tuo trono di wonder woman non capiresti nemmeno. Dovresti solo fare mente locale e ricordare chi c’era ogni volta con te. Chi c’era quando sono nate le “tue” figlie, chi le ama come se fossero sue, chi c’era ogni volta che hai detto “tata …”, chi ha sempre fatto da ariete per te e sempre preso le tue difese anche quando difendibile non eri. La memoria, evidentemente, non è il tuo forte. Il dolore è grande. 

A volte

“No è che a te piace scrivere !! questo è! Per questo crei indirizzi mail così lunghi!” . Non è esatto. Che a me piaccia scrivere è una verità parziale. Io adoro scrivere. Ma scrivere a qualcuno. Aprire il mio cuore, lasciar uscire le parole, i pensieri. Così come vengono, senza correggerli, senza direzionarli. Amo scrivere a te o scrivermi. Per sfogarmi, per chiarirmi. Scrivere non è come parlare. Parlando mi sfogo, scrivendo risolvo. Sono  talmente confusa, stanca, delusa, arrabbiata, da non avere nemmeno voglia di scrivermi. A volte capita.

Cosa fare ?

Siamo davvero gli artefici del nostro destino? Possiamo influenzare, deviare, correggere gli eventi agendo o non agendo? Come sapere cosa dover  fare per modificare, o provare a modificare qualcosa che per noi è vitale e sentiamo che ci sta sfuggendo dalle mani ?  Come riuscire a superare la paura di fare ? Ma sarà paura oppure orgoglio ?  Come capire se sia meglio accondiscendere o insistere . E’ un continuo dubbio. Cercare di capire se dover lasciare che la progressione sia davvero questa e avere il dubbio che se si  fingesse di non notare i cambiamenti, di non avvertire le variazioni del tono di voce, le sparizioni, i ritorni poco convinti, se si continuasse imperterriti a scrivere, come sempre , come ho sempre fatto, scrivendo quello che provavo, quello che sentivo , potresti forse  capire. Come nelle favole, capire che mi vuoi. Ma tu lo sai cosa sei per me e  dovresti averlo ormai imparato a memoria, quello che provo, quello che sento  e io, io dovrei aver capito quello che non sono per te . Io non lo so, Io non so mai cosa fare con te. Penso tutto e il contrario di tutto. Sono piena di paure , piena di incertezze, immatura. Non sono la donna che gli altri conoscono, che io conosco, quando si tratta di te.  Inizio a scriverti, pensando a quando dicevi che l’unico momento felice delle tue giornate era quando aprivi la tua posta, ma poi penso che il tempo è passato, che tu sei cambiato e rinuncio . Mi dico “lascialo stare” così vuole, così sarà. Non ha senso continuare , prorogare la fine. Sarà la decisione giusta ? Questa convinzione di non volersi imporre , sarà giusta? Non penserai “Non mi scrive non mi  cerca  sta bene anche senza me ” ? . In stallo. Sospesa. Cercando un motivo per respirare. Non sto bene senza te. Non c’è scintilla,  tutto è  spento. Questa era una lettera per te ma non ho avuto il coraggio di mandartela. Si dice : “Non c’è coraggio senza paura” . Oggi ha prevalso la paura. 

 

 

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Voglio

Voglio andare al mare . In un posto  caldo, molto caldo . Tanto caldo che  oltre dieci minuti al sole sia impossibile resistere . Trascorsi dieci minuti  senti che se non ti butti in acqua la tua pelle prende fuoco, sì sì !!  assolutamente non puoi rimanere al sole un secondo di più. E corri , ti tuffi nell’acqua e  percepisci  lo sfrigolio della pelle placata nel suo bruciare dall’acqua fresca. Perché l’acqua deve essere fresca in questo posto caldissimo, non tiepida, fresca, non amo l’acqua tiepida. Poi voglio nuotare. Una volta rinfrescata la pelle voglio giocare roteandomi nell’acqua, fingendo di essere un delfino, fare piccoli tuffi , fare cerchi nell’acqua con le mani girandomi velocemente, e l’acqua è placida, morbida e fresca e mi accoglie e gioca con me. E poi voglio inseguire i pesci , vedere dove si nascondono, imitarli nel loro scivolare nel mare. E poi voglio salire sopra  una roccia  e tuffarmi nel blu , ma deve essere molto profondo perché il tuffo lo voglio fare da molto in alto , perché amo tuffarmi. Quando ami qualcosa ti ci vuoi tuffare. Io amo il mare  e lui ricambia il mio amore. Quando mi vede, quando sente che sto arrivando in volo  l’acqua si apre , e io scivolo, felice, sotto, e nuoto ad occhi aperti , la luce del sole filtra e crea mille sfumature di luce , e tutto è pace. Voglio andare al mare, la primavera è in arrivo, tutto fiorisce, tutto nasce, tutto è luce, tutto è sole. Questo inverno , mite ma diluviante, è sembrato essere infinito, e adesso io sento questa voglia implacabile di andare al mare . Voglio andare al mare e vorrei che anche tu volessi venirci con me . Non ci verrai mai, tu non vuoi. Resterà sempre e solo un sogno. Un volo della mia fantasia. Un desiderio irrealizzato. Un amore sprecato.  

 

 

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This frailty makes us so strong , This fire will melt all the ice and it’s all I want, all I need
a prayer of freedom a prayer of love…..So no matter how long, I’ll wait. Pain is nothing, but a scale for my will and there comes a time when truth survives all kinds of fear, all kinds of lies.

E’ una lettera per te

E’ un grandissimo dono quello che ci ha fatto la vita tantissimi anni fa. Quello di farci conoscere. Mai comunione d’anima fu più profonda. Io sono te, tu sei me. Noi così diverse e così uguali, tu che finisci le mie frasi, io che finisco le tue. Non ricordo una volta in cui abbiamo avuto opinioni diverse, forse una sì, una. Non so se sia perché la nostra vita scorre così in parallelo, quasi gli stessi percorsi, quasi gli stessi dolori, o forse perché essendo noi così simili ci ritroviamo a percorrere le stesse strade, a commettere gli stessi errori, a gioire e soffrire con la stessa passione, ad avere lo stesso impeto nell’affrontare la vita e a trovare gli stessi modi per lottare e per far uscire la rabbia. Mi ha  stupito che quasi dallo stesso giorno stiamo ascoltando lo stesso CD e la stessa canzone, per sfogare questa rabbia che abbiamo . Senza dircelo agiamo esattamente allo stesso modo. Allo stesso modo non riusciamo a trovare qualcuno che capisca l’immenso mondo che abbiamo dentro e hai ragione , ne usciremo ancora più forti, anzi lo siamo già. Noi siamo già forti e ne siamo già uscite e quello che trovo meraviglioso è che in tutta questa nostra vita, le persone sono passate, ci hanno travolto come carri armati lasciandoci al suolo doloranti e rotte  ma   noi siamo sempre qui, sempre insieme, sempre unite. Non vedi quanto siamo forti ? Noi , forti del nostro bene reciproco, siamo invincibili!

Mi chiedo

Analizzando la mia vita sentimentale, perché quando non so cosa fare penso,  a quarantacinque anni suonati e forse con un piede nella menopausa, scopro che essa è  piena di :

– se mi avessi perdonato e fossi rimasta con me, sarei stato sempre presente

– avevo paura, troppo forte il sentimento, ma adesso ho capito, io ti amo, lascia tizio e torna con me

– scusami non mi sono accorto che ti stavo perdendo

– ho perso il treno vero ?

e tutta una vasta gamma di cazzate simili che mi fanno, e hanno fatto, venir voglia di prendere un badile e distruggervelo in faccia ! Mi chiedo : ma non potreste ragionare con quello che contiene la vostra scatola cranica, oppure provare ad ascoltare il cuore e spegnere quel cervello bacato che vi ritrovate, riuscendo così a tenervi le persone che amate , anche se pare non ve ne rendiate conto, prima che vi mandino a quel paese , scoprendo infine dopo atroci sofferenze che in fondo riescono a sopravvivere anche senza di voi? Perché riuscite sempre a mandare tutto a puttane ?

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Sarebbe bello poter avere il controllo della memoria. Poter decidere cosa non ricordare più. Spesso ciò che ci fa più male  sono i ricordi di ciò che era. Si nuota  in questa marea infinita  di voci, suoni, profumi, parole rischiando di affogare . Se togli i ricordi, se non li confronti costantemente con il tuo oggi sanguini meno . Togli l’immenso che era e  il niente di adesso sembra più sopportabile.

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You’re not alone!

Il caso vuole che  proprio mentre stai riflettendo su una persona ,  facendo zapping selvaggio,  ti soffermi su una trasmissione che sta affrontando l’argomento  del tuo pensiero!  Evviva ! Ci sono altre persone preda dello stesso tuo tipo di stupidità, non sei sola!!! Ascolti dicendo sì! sì! è proprio così ! Ciò che ti porta sollievo però non è il “mal comune mezzo gaudio” perché sai che la persona intervistata che si ritrova nella tua stessa situazione sta soffrendo come una bestia , ti solleva il capire che la tua stupidità è sintomo di sincerità, fiducia nelle persone, forse ingenuità,  del non avere limiti né paure  nell’esprimere e dimostrare i tuoi sentimenti mentre la grettezza della persona su cui rifletti è incurabile ed è sintomo di aridità, di maleducazione, di vita tutto sommato vuota. Questo almeno appare dall’evidenza dei fatti.  Non c’è cura per chi lancia ami ovunque , per chi sfrutta i sentimenti che provi per lei per semplice vanità e spirito di conquista . Non c’è cura per questa pochezza di sentimenti e animo vuoto. Molto meglio essere ingenui; il peggio che ti può succedere è di soffrire, cadere, sbucciarti le ginocchia cadere nuovamente sbattendo la fronte. Il colpo è forte, per qualche tempo ti gira la testa, ci vuole tempo, cadrai ancora . Prima o poi però non ne potrai più di cadere e potrai pensare di  ricominciare. L’aridità, al contrario, può solo “desertificare”.

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ImmagineScrivere troppo, scrivere sempre, scrivere poco, non riuscire a farsi capire. Sapere che è sbagliato, assolutamente sbagliato scrivere in certi momenti, non riuscire a fermarsi. Desiderare disperatamente un messaggio, riceverlo e chiedersi “dove ho sbagliato, cosa ho scritto, cosa hai capito per scrivermi questo” , per non aver capito nulla di ciò che IO sono, di ciò che TU sei, o meglio eri,  per me. Senso di nausea, anzi nausea. Desiderare di non averti mai incontrato o di averti incontrato ma di essere andata oltre, senza vederti, senza ascoltarti. Non basta un treno, devo prendere qualcosa di estremamente più veloce, mettere oceani su oceani tra noi. Odiarmi. Odiarmi perché nonostante la realtà che ho visto, che ho finalmente capito resto legata al tuo piccolo essere.

Recidiva

Cosa scatta nella mente che ti fa realizzare all’improvviso che ogni uomo che hai amato nella tua vita in fondo ti ha fatto del male ? Perché  ho impiegato quasi un quarto di secolo a focalizzare  ? In fondo era così evidente.  Perché notarlo solo ora? Capita che in un giorno un po’ così, ti metti a pensare a tutte le relazioni e vedi  che non uno, non uno di loro non ti ha fatto soffrire. Chi per un motivo chi per l’altro. Di positivo c’è che almeno le “sofferenze” sono state causate da motivi differenti. La domanda che non mi farà dormire questa notte quindi è: perché continui ad imbarcarti ? perché non riuscire a cambiare? perché non usi loro come pare sia di moda al giorno d’oggi tra le tue coetanee, assumendo usi e costumi che gli uomini fanno propri da secoli, evitando come la peste le relazioni serie e durature? Sei recidiva e forse stupida.

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Non proprio ostile

Mi parlano dei Bambini Indaco gli Indigos, dove “Indaco” è il colore della loro aurea. Non credo nella maggior parte delle cose che  non posso vedere, che non sono tangibili, ma certe idee mi affascinano. Mi affascina l’idea del “terzo occhio” aperto. Mi incuriosisce il racconto sui Bambini Indaco, non lo conosco o comunque non ricordo di conoscerlo,  e digito, cerco,  leggo. Leggo che è una  teoria   New Age categorizzata come un concetto pseudoscientifico, quasi disprezzata, o almeno così percepisco dai  temini usati e trovo una descrizione delle caratteristiche “… presenta i bambini indaco come dotati di grande empatia, curiosità, forza di volontà, e una spiccata inclinazione spirituale. Sono anche descritti come molto intelligenti, intuitivi, e insofferenti nei confronti dell’autorità…” . Rileggo e mi chiedo : “Perchè non mi avete studiato?”. Perchè mi avete definito per anni come “chiusa e ripiegata su se stessa” consigliando addirittura una scuola professionale, quasi a sottilineare un  “deficit mentale” , perchè mi avete successivamente considerato una ribelle e ancora una contestatrice, senza capire che in realtà io ho sempre e solo voluto parlare e relazionarmi “fare amicizia”  con chi riconoscevo come aperto, come non ostile, come puro, come vero, come degno ?.  Il modo giusto per definirmi a quel tempo sarebbe stato “Bambina Indaco” , così come oggi io sono una “Donna Indaco”. Non è cambiato nulla in me, non una virgola. Sono stata scherzosamente definita “Ostile verso l’umanità”  ma in realtà sono ostile solamente verso coloro che dimostrano altro rispetto a ciò che indica invece la loro aurea, altro da ciò che sono veramente nel profondo.  A voler essere precisi,  esattamente non sono propriamente ostile, sono assolutamente indifferente, non tengo in considerazione, mi estraneo se devo forzatamente sopportare la presenza di persone che mi danno  repellenza fisica.  Queste  sensazioni che arrivano “a pelle”  e  che mi dicono sempre infallibilmente chi ho davanti con una percentuale di  successo  piena ,  forse altro non sono che l’esatta percezione dell’aura altrui. Come i gatti, che sanno sempre subito se sei dolce,  sensibile, che se percepiscono l’animo buono   ti si avvicinano immediatamente , fuggendo invece quando sentono cattiveria e falsità anche se celata.  Come i cani, che ti fiutano nell’aria e anche se non ti vedono, partono, corrono ti cercano e arrivano fino a te, ti sentono, sentono l’animo puro, l’animo buono, rifuggendo l’animo oscuro.  Come i bambini, che ti guardano, ti sorridono,  ti danno la mano e ti parlano, scelgono te così inspiegabilmente “nel mucchio” , perchè bambini e animali non sono condizionati come gli adulti che hanno chiuso il terzo occhio dietro ad una saracinesca, così io continuo a pensare, come allora,  che non sia obbligatorio socializzare con chiunque ma solo con chi possa arricchire il mio spirito, solo con le persone che mi faciano sentire “a casa”.

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In Partenza

Rabbia. Astio. Sento  questo nella tua voce, nelle tue risposte, nel tuo attaccare . Come se fossi arrabbiato con me . Arrabbiato con me ? Penso.  Penso a cosa io  possa mai aver detto, fatto, combinato perché in fondo non sono forse la persona che ultimamente senti meno ? E allora rifletto , ma nemmeno tanto, su cosa possa essere successo . Rileggo lo scambio misero di messaggi, non mi impegna più di tanto, saranno quattro, forse cinque  . Forse sei arrabbiato proprio perché ancora mi senti, anzi mi scrivi.  E poi mi succede che improvvisamente mi sento stanca. Non mi interessa . Non ho voglia di capire il perché e nemmeno ho voglia di saperlo, sarebbe troppo impegnativo cercare di fartelo dire. Basta, sono stanca, mi hai sfiancato.  Vai!  Ovunque tu stia già andando, continua!  hai vinto, non ne ho voglia, mi prosciughi, arrangiati!. Ho fatto quanto in mio potere per esserci, per non opprimerti, per sostenerti, per amarti. Il treno sta partendo e il treno sono io, non posso restare.

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Provateci!

Arroccati, ognuno sulle proprie convinzioni, senza fare il minimo sforzo per cercare di capire le posizioni, i sentimenti, le paure dell’altro. Parlate senza ascoltarvi, parlate senza sentirvi. Preoccupati di pensare alla risposta giusta da dare senza ascoltare senza “sentire”. Da una direzione arriva “Perché lui deve capire che..” dall’altra fa eco “perché lei deve capire che.. ” . Io, nel mezzo, nella posizione più scomoda al mondo vi sento, vi ascolto ,  io capisco che siete in stallo e che se nessuno di voi due riuscirà a far riprendere il motore fracasserete al suolo, senza averci davvero provato. Vi schianterete finendo in milioni di piccoli pezzi, e con voi, tutti coloro che avete coinvolto nel vostro difficoltoso decollo, per non arrivare nemmeno a prendere quota, per non aver provato a giungere a destinazione, perché la paura di soffrire, la paura di non farcela ha fatto naufragare tutto ancora prima che iniziasse.  Vorrei dirvi “siate coraggiosi, non abbandonate la nave, buttate fuori l’acqua a secchiate! provateci! l’acqua è ancora bassa!! la falla si può riparare ” ma in fondo, che diritto ho di farlo?

 

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Mi accingevo a scrivere un pensiero molto simile , le prime righe..quasi le stesse parole…quasi…poi mi sono fermata a leggere prima le pagine che seguo . Ho trovato il lavoro già fatto, già espresso in maniera meravigliosa. Il concetto è : è uno sporco gioco questo, e io non ci sto.

Vorrei

E’ da qualche tempo che penso cosa vorrei, e devo averlo già scritto , forse anche a te, non ricordo, scrivo sempre tanto , ma questo è ancora quello che vorrei, visto che ancora, in un modo un po’ strano, ma ancora ci sei. Io vorrei tu pensassi a me come la tua portaerei, come quel posto sicuro dove poter atterrare senza alcun timore, per prendere fiato, per fare rifornimento, certo di poter essere sempre te stesso e non essere mai giudicato, solo ascoltato, se per caso avessi voglia di parlare. Vorrei tu pensassi a me come il tuo pungiball , con il quale sfogare tutta la rabbia del giorno , sicuro di non ricevere mai pugni come risposte ma solo amore, comprensione, calore. Vorrei che ti sentissi libero di chiamare, di non chiamare, di venire, di non venire, di chiedere e di avere solo quello che vuoi , poi girarti e dormire, se questo è quello che vorresti in quel momento. Vorrei che ti sentissi tu, senza dover fingere qualcosa che non sei, qualcosa che non vuoi, libero, solo te stesso, solo tu per me.  Questo è quello che vorrei.

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Riflettendo mi irrito

Ci sono tante cose sulle quali sto riflettendo,  su come non mi piaccia assolutamente il mondo che mi circonda, le idee che la maggior parte degli uomini hanno delle donne, sul fatto che credano che ogni comportamento sia una tattica, che tu ti neghi perché si faccia sempre più pressante la loro insistenza perché in realtà tu non rifiuti perché quello che vuoi dire è No! ma perché in realtà vuoi accettare ma devi farla pesare questa tua accettazione….Ebbene  c’è questa frase che riassume bene quello che vorrei dire : “Vonde monadis!” . Crescete. Imparate a giudicare le persone, a capire chi avete davanti. Smettetela di agire per strategie preimpostate e siate spontanei, accettate che a volte “NO, non sono interessata ad un’avventura” significa semplicemente questo. Basta leggere le parole esattamente dando loro il proprio significato letterale , senza interpretare, senza cercare significati nascosti. Non è difficile e nemmeno impossibile. Rifletto su quanto mi irriti  non essere presa alla lettera, si creano malintesi . Mi irrita ancora di più chi cerca di psicanalizzare quanto scrivo. Probabilmente l’errore è scrivere su un blog quando invece dovrei scrivere su un diario, ma visto che sul diario la liberazione mentale non è pari a lanciare i pensieri nel web , proverò a sopportare l’irritazione che cresce ogni volta che leggo commenti che tendono a cercare di trovare un significato nascosto. Non ci sono significati nascosti, non ci sono problemi irrisolti in me, proprio perché mi analizzo da sempre, perché sviscero ogni problema, ogni dubbio, ogni decisione, prima che diventi un problema irrisolto. Sì sono innamorata di un uomo che non mi ama, è una situazione nuova per me, non mi era mai successo prima. Sì, ho chiuso una relazione comoda ma senza passione, non sono fatta per la vita senza passioni, meglio sola, e sì sono felice nonostante, perché quello che sono è esattamente quello che voglio essere, coerente con qualsiasi azione o scelta anche se possono essere giudicate sbagliate, ma essendo il mio l’unico giudizio che tengo in considerazione, non ho particolari disturbi del sonno se altri le giudicano sbagliate.

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Non siamo sbagliate

Spesso con la mia “sorella” che non è propriamente una sorella, ma il fatto che non siamo figlie degli stessi genitori è un dettaglio assolutamente insignificante, discutiamo, ci interroghiamo su cosa significhi essere “noi”, ci devastiamo sezionando ogni atteggiamento, ogni avvenimento, ogni fine ogni nuovo inizio costellato da miriadi di incidenti di rodaggio e di  percorso  e spesso concludiamo i nostri dialoghi fiume telefonici e quelli balcone sigaretta, traendo la seguente lapidaria conclusione: siamo noi, siamo sbagliate, siamo troppo indipendenti, non scendiamo a compromessi, non ci accontentiamo. E’ colpa nostra, dovremmo essere più dipendenti, chiedere aiuto, essere donne zavorra.  Credo che ci sia fornito alla nascita, come corredo genetico,   un senso di colpa cosmico, ogni fallimento deriva da una nostra mancanza, noi amiamo, ci doniamo, cerchiamo di non pesare mai sul nostro uomo, trasciniamo relazioni con il puro intento di salvarle ma il finale è sempre lo stesso: le terminiamo e di nuovo, sole, sempre noi due, ricominciamo. Le nostre vite scorrono abbinate con un anno di scostamento l’una dall’altra, o prima io o prima lei ma gli avvenimenti sono gli stessi. Ultimamente, sempre più spesso però, mi balena in mente l’idea che questa nostra convinzione di essere noi quelle sbagliate sia fondamentalmente errata! Non esco spesso, anzi quasi mai, per anni ho vissuto con un uomo-divano, stavo bene ma io di indole non sono propriamente una donna-divano, amo uscire, amo la notte, amo divertirmi “far casino” , sono spesso imbarazzante per la mia assoluta noncuranza del giudizio altrui e delle regole dettate dal bigottismo imperante , amo osservare le altre persone. Da sempre. Osservandole, ascoltandole, capisci tanto. Capisci cosa ti vogliono far credere di loro, cosa cercano di nascondere dietro l’ostentazione della perfezione, capisci cosa vogliono sapere di te in base alle “casuali” domande che sembrano buttate lì per caso quando invece sono quasi un copione prestampato e con un minimo di abilità intellettiva , abilmente celata,  riesci sempre, quando ne hai voglia, quando ti vuoi  divertire,  a  dirigerli nel tuo comodo e conosciuto  vicolo cieco dove procedere al massacro, naturalmente quando la persona che hai di fronte non desta in te  il benché minimo interesse. Il concetto iniziale, non è raro che io divaghi e dimentichi anche cosa volessi dire era che io osservo molto e questa sera ho osservato tanto. Ho visto un mondo popolato da persone finte. Sguardi vuoti, discorsi inutili, atteggiamenti di facciata  e di convenienza e pensavo al discorso di mio padre che diceva all’incirca che a volte bisogna accettare i compromessi, per non restare soli, per avere una compagnia che ti permetta di avere una spalla, un aiuto, di condividere.  Ancora una volta, questa sera, ho realizzato, e sono tornata a casa sorridendo e cantando, che la mia vita è piena di persone, amici, amiche, sorelle, genitori che mi amano, che non importa se avrò la fortuna di avere a fianco a me l’uomo che amo o l’uomo che amerò in futuro perché io sono felice di essere “io”, con tutte le mie imperfezioni, con il mio carattere terribile, con la mia intolleranza, con il mio non scendere a compromessi, io mi amo così e preferisco di gran lunga essere me che essere uno qualsiasi dei personaggi osservati questa sera. Io sola, io più “vecchia” di loro ho più voglia di vivere nell’unghia dell’alluce che loro in tutto il corpo e rientrando a casa,  dopo una bella serata con amici,  non devo togliere la maschera del finto “perfettismo” ma sorrido “veramente” e non vorrei cambiare niente di quello che ho, eccetto un particolare che per evitare monotonie e “logorroicità” non starò a ripetere. Ben venga quindi “noi”  così come siamo sorella, mal che vada finiremo singles e acide a condividere casa e vita e non c’è nulla al mondo che mi renderebbe più felice.

Io li Odio i puzzle

E’ sempre stato così per me, improvvisamente la mente mette assieme tutti i pezzi del puzzle e  mi ritrovo ad avere tutto chiarissimo, a capire, ad avere le soluzioni senza averle cercate. E’ sempre stato così, nessuno glielo chiede, lei lavora, indipendente  da me ,  lei chiarisce tutto, finisce il puzzle. Ho sempre odiato  i puzzle, forse è per questo motivo che lei si arrangia, sa che io forse anche per pigrizia non lo farei questo lavoro di unire i tasselli di accomunare le coincidenze di incrociare gli eventi , sa che deve farlo lei, io non ho pazienza . E’ grazie al suo potere chiarificatore ed infallibile che anni fa ho capito un tradimento in atto, è così che qualche anno dopo ho realizzato che la nuova strada intrapresa non portava in nessun posto anzi, mi teneva in una situazione di stallo che iniziava ad uccidere lentamente il mio spirito, è così che ho capito sotterfugi, bugie, avvenimenti strani che non riuscivo ad interpretare, è così che sul lavoro riesco a prevedere tanto di ciò che succederà, se un lavoro andrà in porto o meno,  è così che ho capito adesso. E’ così che adesso tutto è più chiaro ed è bastato un niente per averne la conferma. L’intuito femminile o meglio lo spirito della Lupa mi ha suggerito come fare. Resto sempre a bocca aperta , come un pesce, stupita, come quando leggi un articolo che chiarisce situazioni fino a quel momento sconosciute, un misto di incredulità, stupore, ilarità provocata dalla tua capacità di capire, chiarire, sapere ed essere quindi comunque sempre un passo avanti. Tu sai ma gli altri non sanno dei tuoi progressi, stanno tutti belli comodi nel loro crederti inconsapevole, fondamentalmente ignara e vagamente ingenua.  Non è così,  non mi sono nemmeno mai piaciuti i puzzle, mi piace solamente scegliere le cornici.

Non è che non m’importa ..

Mi chiedo cosa sia questa strana calma interiore. Questo mio essere tranquilla e  tutto sommato anche  serena. Sì cos’è?  Com’è?  Questo è altro da me. Come da copione degli anni passati dovrei  essere agitata,  triste, arrabbiata, ringhiosa. E invece no! Sono calma, serena, allegra, tranquilla. Oserei dire felice, se non fosse che quando pronuncio questa parola succede quanto di peggio possibile. Sono ormai quattro giorni che attendo con terrore che questa calma apparente finalmente si riveli essere uno stato di incoscienza, uno stato di attonito stupore e lasci spazio agli stati d’animo di assoluta NON accettazione dei fatti , stati d’animo che  ben conosco, quelli che si impossessano di me quando le cose non vanno come voglio io , e invece no . Improvvisamente ho realizzato che effettivamente io sto bene e lo stupore mi ha indotto a riflettere  ed a capire. Ho capito che non è che invecchiando io diventi progressivamente una vecchiaccia priva di sentimenti e talmente arida da finire  un capitolo così fondamentale della mia vita  girare pagina e passare a quello successivo come se niente fosse ,  ho capito che niente è chiuso, che noi siamo comunque . Tu sei “nei paraggi” .  La comunicazione è aperta. Il tuo sorriso “per me” stampato all’interno delle pupille, fa in modo che io ti veda sempre e l’amore che provo per te continua  a far parte di me e di te indipendentemente da ……si espande, anche  se  noi non dovessimo essere più . L’amore non possiede, non pretende, l’amore non esige, l’amore è libertà.

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pic Isabel Muñoz

Sì, sono una kamikaze.

Sì, sono una kamikaze. Mi lancio completamente ricoperta di bombe a mano, consapevole della sicura distruzione, incapace di fermarmi. Quando poi quello che non avrei mai voluto succedesse: la mia distruzione appunto, puntualmente si verifica, inizio a pensare che  se solo io non avessi creato le condizioni per far esplodere le bombe, tutto sarebbe continuato normalmente e io adesso non starei mettendo in atto la fase due del mio essere profondamente Kamikaze  RIVIVERE.  Rivivere ogni singolo momento, riascoltare ogni singola parola perfettamente registrata nella mia memoria, la mia memoria spesso fallace quello che vuole se lo ricorda benissimo, la odio per questo!   Ripensare a tutti i momenti meravigliosi, rivederti in tutte le stanze di questa stupida casa , raschiare il fondo del barile, scoprire che non era il fondo e finire ancora più in basso!!  Ma solo così io posso pensare, o almeno sperare, di superarla, di uscirne. Non di dimenticare ma di continuare . Continuare con te sarebbe esattamente quello che vorrei, ma realisticamente credo non sarà mai possibile. Oppure no? Perché non deve essere possibile ??  Per continuare a vivere con decenza  ed evitare di strisciare pateticamente, come uno stupido verme, per non cadere nell’autocommiserazione continua, costante, io devo distruggermi! Per giorni, ore, notti, rielaborare il lutto, pensare in continuazione :”sei una cretina, sapevi cosa stavi facendo, sapevi che stavi accelerando la fine, se stavi zitta, stavi ferma, se avessi tolto il piede dall’acceleratore, dovevi smetterla!! è solo tua la colpa…sì però se lui avesse risposto al  telefono invece di lasciarti scrivere…!!” e poi rivivere, rivivere tutto dall’inizio alla fine e poi di nuovo da capo fino a che non farà più male, fino a che resterà solo il bellissimo ricordo di quello che avevamo.  In questo momento sono convinta che non ci riuscirò mai. Non so quante volte io abbia già ripercorso tutto, e ad ogni fine del percorso mi assale la disperazione, il “no no no  tu sei mio e io non ce la posso fare, è te che voglio, aiuto! devi volermi anche tu!!!” .  Perché non posso essere davvero una strega?  Perché assieme alle intuizioni che mi fanno capire cosa stia per accadere , a meno che le mie “psicosi” non creino esse stesse il disastro, cioè quello che io credo stia per succedere, non mi è stato dato il dono della pura magia? Voglio la mia bacchetta magica, voglio farti tornare, non puoi essere andato via  davvero!

James Houston

Qual è

Qual è il nostro limite di sopportazione ? Fino a quale punto riusciamo a spingerci nel cercare di salvare qualsiasi tipo di situazione ? Quanti tentativi siamo in grado di fare? Quanto e come rischiare , quanto persistere nell’intento di riuscire? E cosa ci fa decidere che basta, che tutto quanto possibile è stato tentato. Come stabilire il limite massimo del ” quanto possibile?” Qual è il limite.

Qualcosa finisce di finire

Non sono bella, non lo sono mai stata. Posso avere dei periodi nei quali sono più attraente,  nei quali risplendo di più ma non sono bella. Bella è altro da me. Sono un tipo. Come mi disse anni fa un  amico: “Dio distribuisce il sale alle persone alla nascita, a te ne ha dato molto”, intendendo con “il sale” la capacità inconsapevole di attrarre l’attenzione delle persone, in particolare quelle di sesso maschile. Continuò dicendo che emanavo un qualcosa di speciale , che tradusse  poi nel linguaggio marziano – quando lo guardai con un enorme punto interrogativo negli occhi – :  “tu fai sesso” . E’ bello avere amici uomini, ti spiegano come ragionano, così hai la possibilità di decidere in anticipo se avanzare nei tuoi suicidi consapevoli, se rinunciare a priori o sapere quando dare uno stop nel momento in cui appare chiaro che i binari da paralleli iniziano addirittura a  divergere. Li “uso” spesso come traduttori per non rischiare errate interpretazioni. Questo emanare mi risulta però sempre molto difficile da capire e,  a lungo andare,  è diventato  anche difficile da sopportare e contrastare. Il mondo nel quale viviamo giudica le persone essenzialmente dall’apparenza e in molti  sono convinti che essere attraenti apra meglio le porte. Può essere. Al banco di bar ed autogrill aspetti meno, se dietro ci sono baristi, se i baristi sono donne aspetti anche di più, se sei vestita in modo non convenzionale o comunque non proprio standard il giudizio va anche oltre, non parliamo del costume in spiaggia. Se sei brava nel lavoro e avanzi di grado e responsabilità, evidentemente te la fai col capo.  Oggi gironzolavo per uffici e mi sono trovata in situazioni diametralmente opposte. Entrando venivo accolta con profusioni di sorrisi e gentilezze da parte del servizio sicurezza e informatori  per poi trovare un muro,  abbattibile solo da un basso profilo assunto a tempo di record, quando sedevo davanti alla donna preposta ad esaudire la richiesta che andavo facendo. Un sottile muro di ostilità fisicamente percepibile dovuto al vestito, abbronzatura, sandali. Riuscendo ad aprire un varco nel muro l’atteggiamento si fa più disponibile ma ci si rende conto della fatica psicologica che entrambi gli atteggiamenti ti costringono o sopportare ? Sarà che quest’anno “Qualcosa finisce di finire ” (Quino) ,  sarà che forse, complice la crisi, lo stress rende più insofferenti, quello che io so con certezza è che sono stanca di sentire complimenti, a volte anche pesanti, battute spesso scontate, stanca di sapere cosa immaginano di vedere sotto agli abiti, stanca di sentire i commenti acidi e senza motivo delle donne con qualche chilo più di me, le critiche alla lunghezza di una gonna, al minimo del costume, al colore dei capelli, a qualsiasi cosa vogliano attacarsi, all’ostruzionismo a priori . Stanca di “cazzate”. Vorrei che le persone evitassero di farsi un’opinione prima ancora di avermi ascoltato, perchè in ogni caso non è colpa nostra se siamo nati con tratti somatici gradevoli o meno e se siamo magri è perchè evidentemente abbiamo mangiato quasi sempre in modo sano senza introdurre più di quanto necessario e sarebbe bene ricordare che, patologie a parte, per eliminare i chili di troppo esistono palestre ad ogni angolo e non è proibito frequentarle. La mia sopportazione è evidentemente arrivata al limite massimo , e non perchè , come mi disse qualcuno “ma secondo me ti fai dei viaggi non sei Claudia Shiffer” , dichiarando tra l’altro   una mancanza di tatto e sensibilità mai incontrata prima , stanca  perchè sono anni che queste  attenzioni maschili non richieste  e barriere ostili femminili si manifestano sempre negli stessi termini ed io comincio  veramente a  non poterne  più.

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Sempre a ” Guardia Alta “

Io così forte, così dura, così cattiva, così “chissenefrega” di tutto e tutti, io che apparentemente non accuso mai il colpo, io così impegnata ringhiare, ad abbaiare, ma mai a mordere, io che devo da sempre cavarmela  da sola, anche quando non sono sola, io che sono pilastro delle amiche, degli uomini della mia vita che sono sempre riusciti a prosciugarmi, io che quando qualcuno è in crisi depressiva divento psicologa personale, e continuo ad esserlo ogni volta,  anche se dopo lo sfogo, dopo i consigli,  vedo tutti sparire  fino alla crisi successiva ;   io che sono definita “una donna forte, in gamba, coraggiosa, competente, uno spirito libero, una testa pensante”; io che  quando dico “fondamentalmente sono timida” alle persone che incontro sul lavoro, provoco ilarità ed incredulità, io a volte credo di essere la donna più fragile e più emotiva esistente sulla faccia della terra. Piango troppo. Piango perché gli amici tornano a casa, perché dal primo secondo i loro figli sono diventati anche i miei e perché  avevano gli occhi lucidi mentre mi lanciavano baci volanti, dopo avermi abbracciata stretta stretta prima di partire; piango perché, facendomi il complimento più bello al mondo, gli amici mi hanno detto :” che ingiusta la vita, saresti stata un’ ottima madre” , e piango perché hanno ragione, perché ne sono convinta, la bimba che ero continua a vivere dentro di me, non ho soppresso l’istinto, la voglia di giocare,  i bambini lo sentono e si fidano, con loro io sono me stessa . L’amore si sente, si vede, si propaga, si espande. Credo, a volte,  che la maschera che indosso ogni mattina prima di uscire, sia talmente diversa da ciò che sono veramente  che, se non lasciassi uscire assieme alle lacrime tutta la tensione accumulata nel fingere di non temere nulla al mondo, nemmeno Godzilla,  forse potrei esplodere. Io sono timida, io accuso il colpo ma non  lo lascio capire, io ringhio e abbaio per impaurire, perché nessuno abbia il coraggio di attaccare, perché  indietreggi, non lascio trasparire i sentimenti forse per la troppa paura di essere rifiutata e anche quando non lo sono, ho sempre il timore che l’accettazione possa diventare in seguito un rifiuto costringendomi a raccogliere poi tutti i cocci di me sparsi al suolo. Le difficoltà fortificano certo, sono convinta però che per quanto una persona possa essere positiva, e fortunatamente lo sono, a lungo andare le difficoltà che ti hanno fortificato, siano riuscite anche a farti iniziare un processo di lenta costruzione della tua statua di sale personale, resistente ma al tempo stesso facilmente dissolvibile sotto una lunga pioggia battente e, contemporaneamente ,  ti abbiano forse fatto nascere inconsciamente la convinzione che prima o poi anche i periodi positivi  finiscano sempre e che dovrai ricominciare di nuovo tutto da zero. Ma questa guardia, che tengo sempre così alta, non finirà per impedire alle persone  di capire chi sono nel profondo e non  impedirà loro forse di avere il coraggio di avvicinarsi ?

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